
Il bitcoin è la più famosa e la prima criptovaluta decentralizzata moderna. I primi investitori che hanno creduto nel progetto hanno gudagnato milioni di dollari: il valore dei bitcoin è più che centuplicato da quando la criptovaluta è stata lanciata sul mercato (2009). D’altro canto, l’anonimato ha reso i bitcoin un metodo per pagare e finanziare cybercriminali o addirittura terroristi.
Finanziare i terroristi, AlQaeda e altri
Nell’aprile 2021, negli Stati Uniti, a seguito di una causa civile, sono stati congelati 155 patrimoni virtuali in bitcoin; i fondi erano collegati col finanziamento di terroristi. L’Agenzia delle entrate statunitense (IRS), l’FBI e il Dipartimento delle indagini sulla sicurezza interna (HSI) hanno condotto le indagini.
Secondo la giustizia, AlQaedae alcuni gruppi terroristici affiliati hanno creato una rete per il riciclaggio di denaro in bitcoin. Hanno utilizzato i social media per sollecitare donazioni nella criptovaluta. Poi, spostavano il denaro per sostenere le loro attività.
Gli inquirenti hanno documentato trasferimenti di bitcoin che avevano origine da alcune organizzazioni: “Tawheed & Jihad Media“, “Al Ikhwa” e “Malhama Tactical” (un’organizzazione militare jihadista che addestrava combattenti in Siria). I criminali utilizzavano Telegram, Facebook, Twitter per richiedere donazioni: pubblicavano gli indirizzi dei portafogli di bitcoin a cui inviare i fondi. Grazie alla blockchain, i portafogli sono stati collegati ad altri account connessi ad AlQaeda.
I portafogli erano anonimi, quindi il governo degli Stati Uniti ha inviato una comunicazione diretta per email a tre potenziali attori coinvolti nel dicembre del 2020, ma nessuno ha risposto alla contestazione. Plaintiff’s motion was granted.
In questo caso, gli inquirenti hanno provato le connessioni fra i portafogli. Ma i criminali stanno diventanto sempre più scaltri.
Sono più cauti con i movimenti di denaro. Possono creare un portafoglio diverso per ogni donazione, rendendo più difficile identificare indirizzi sospetti anche per gli exchange di bitcoin (quando si convertono le criptovalute in monete legali).
Come la Russia aggira le sanzioni
Comunque, l’anonimato è una caratteristica utile anche per aggirare le sanzioni. Già qualche anno fa, gli Stati Uniti avevano sanzionato la Russia per l’annessione della Crimea (2014). Alcuni funzionari russi erano convinti allora che una legislazione specifica sui bitcoin avrebbe consentito al Paese di muovere i soldi anche in contesti internazionali, nonostante i divieti.
Editti religiosi
Il dibattito sull’integrità finanziaria dei bitcoin è ancora vivo. Nel mondo occidentale, l’economista Premio Nobel Joseph Stiglitz sostiene che l’anonimato dei bitcoin incoraggia il riciclaggio di denaro e altri crimini. Anche nel mondo arabo, autorità religiose hanno sollevato dubbi sul loro utilizzo secondo la Sharia (la legge islamica). Il Mufti Muhammad Abu Baka, consulente del fondo Blossom Finance, considera investire in bitcoin permesso perché è conforme alla Sharia. Invece, nel 2018 il Grand Mufti d’Egitto, Shawki Allam, ha emesso una “fatwa” (un editto) contro i bitcoin “per la loro diretta responsabilità nella rovina finanziaria degli individui”, alla stregua delle scommesse.
Il futuro dei bitcoin paragonato a quello delle monete legali è ancora incerto. La legge di Gresham è un principio economico per cui “la moneta cattiva scaccia quella buona”. Sfortunatamente, in questo caso, non specifica quale sia la moneta cattiva e quale quella buona.